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martedì 15 gennaio 2008

Hour 28 - Homer, Where Art Thou?

Capitolo 2

"Sai cosa significa il tuo nome?", sbottò Basanos con la sua solita insolenza.
"H sta per molte cose", risposi contrariato.
Ma com'era sua abitudine, proseguì a parlare dando poca importanza alle mie parole.
Non lo faceva per cattiveria, o per disinteresse, preferiva semplicemente glissare su ogni possibile divergenza, per evitare di perdersi nelle proprie inattaccabili convinzioni e smarrire il sentiero del discorso.
"Sto studiando Tedesco."
"La trovo una lingua poco musicale.", appuntai.
"E' una lingua ruvida ma possiede parole propalatrici."
"Propalatrici?"
"Holzeweg, ad esempio, è composta da "Holz" - legno, ma anche bosco - e "Weg" - sentiero, ma anche smarrire".
"E quindi?" chiesi incuriosito.
"Sentiero che si perde nel bosco. Si può tradurre così."
"Affascinante..."
Avvertii un senso di stordimento, non per i lemmi, le locuzioni e le elucubrazioni che Basanos continuava a dispensare, ma per la percezione intima di quel significato, che risuonò in me come l'invocazione a una musa: una sovrapposizione di fotogrammi proiettati dalla stessa luce, o forse insetti intrappolati nella stessa ragnatela.
Ora realizzo che sono i capitoli di una storia, le pagine di un destino.
"Grazie", dissi.
"Grazie si dice danke, questo dovresti saperlo."
"Intendevo per la lezione. Ci sentiamo nei prossimi giorni."
Ritornando a casa, parole antiche riecheggiavano nel mio inconscio:
Musa, quell'uom di multiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra
Gittate d'Ilïòn le sacre torri;
Che città vide molte, e

Un trillo interruppe lo scribacchiare di H.
"Ci sei?"
Come ormai era diventata sua abitudine, proseguì a scrivere dando poca importanza a quella domanda.

mercoledì 9 gennaio 2008

Hour 173 - Heads and Hearts

Capitolo 1

H giaceva indisfatto infastidito dal brusio del frigorifero e dal timido freddo di novembre.
Stava pensando a una cosa.
Improvvisamente raffiorò un ricordo.
H e Heater giacevano indisfatti cullati dal fruscio dell'erba e dal tiepido sole di novembre.
H formulava mentalmente i suoi haiku, Heater studiava attentamente le sue formule.
"Stavo pensando a una cosa", disse H.
Improvvisamente affiorò un gattino.
La piccola creatura screziata di rosso si avvicinò a loro cautamente.
Si fermò e cominciò a osservarli con acuta fissità.
Istintivamente fecero altrettanto.
Si guardarono negli occhi e sorrisero.
Quando si voltarono il micio non c'era più.
Un flebile miagolio, sommesso come i loro desideri, interruppe il loro disappunto.
Il gatto, accomodatosi sulla coperta, stirò le zampine e si raggomitolò in un tenero sonno.
Istintivamente fecero altrettanto.
Heater sussurrò: "Ti sei mai chiesto perchè ci si raggomitola nel sonno?".
"Credo sia una questione di temperatura corporea", rispose H.
Heater si chiuse in un muto consenso, privo però di soddisfazione.
H aggiunse: "O più semplicemente per avvicinare la testa al cuore".
Heater, con imbarazzato entusiasmo, sussultò: "Perchè non te lo porti a casa? Hai sempre voluto un gatto!".
"Dovremo trovargli un nome", rispose H.

martedì 1 gennaio 2008

Hour 0 - Heaven/Hell

(Prologo)

- Eravamo fatti...

- Non cambia le cose.
- Come no, dai... Non capivo un cazzo, non capivamo un cazzo...
- Però è successo.
- Ma io non volevo...
- Una parte di te lo voleva, così come una parte di me l'ha sempre voluto. Siamo complici.
- E' stato un errore...
- Forse. In ogni caso dobbiamo accettarne le conseguenze.
- No... Non devono esserci conseguenze...
- Se agiremo bene, forse non ce ne saranno.
- Se ne accorgeranno...
- Non sospettano nulla. C'è speranza.
- No... Non credo...
- Non credere che per me sia facile, ma non si può cancellare ciò che è successo. Il frutto è stato colto.
- Heliodoros...
- Heliodoros è morto, ma può indicarci il Paradiso.
- O l'Inferno...
- Dipende solo da noi.
- Sai che non andrà a finire bene...
- Resti o te ne vai?