giovedì 11 settembre 2008

65° Mostra Internazionale D'Arte Cinematografica

27 Agosto - 6 Settembre 2008, Venezia

Clima dimesso, zanzare invadenti e prezzi assassini. La 65° Mostra della Laguna non si presenta al suo meglio, afflitta da disfunzioni logistiche (indicazioni approssimative, area accoglienza ridotta e rifiuti sparsi causa mancanza di bidoni) e da una certa disaffezione da parte di pubblico, insofferente per le poche Star presenti e per i costi proibitivi, e critica, insofferente per l'abbondanza di film non propriamente eccelsi e poco inclini all'evasione (attualmente sembra essere più "trendy" l'approccio popolare della Festa di Roma). Personalmente posso comunque ritenermi soddisfatto: la breve visita al Lido è stata cinematograficamente appagante e il TAPPETO ROSSO di "The Wrestler" un vero spasso, con il preoccupante disfacimento di Mickey Rourke e l'esaltante magnificenza di Evan Rachel Wood. Grazie Darren, sapevo che non mi avresti deluso.

The Hurt Locker di Kathryn Bigelow
Schegge esplosive.
Incentrato su una squadra di artificieri impegnata in Iraq, Hurt Locker frammenta la narrazione in una serie di "missioni" slegate da uno sviluppo narrativo principale: soluzione interessante e funzionale, che permette alla Bigelow di illustrare svariati aspetti, per lo più raccapriccianti, della situazione Irachena. Rifiuti-Bomba, Auto-Bomba, Cadaveri-Bomba: l'esasperazione della tensione in un paese lacerato dal terrorismo e dai presunti custodi della democrazia. Drammaticamente spettacolare e meticoloso nella sua realizzazione, il film cala lo spettatore nell'opprimente scafandro degli artificieri e ne trasmette ferocemente i doverosi dubbi morali, esprimendoli però in maniera un po' scomposta e scegliendo talvolta direzioni discutibili. Bell(ic)o. Voto 7

Un Lac di Philippe Grandrieux
Un lago e qualche albero che cade.
Presentato nella sezione "Orizzonti", Un Lac è la tediosa esibizione di talento fotografico del suo autore. Con una sceneggiatura pressoché inesistente, una caratterizzazione dei personaggi pressoché inesistente e un coinvolgimento emotivo pressoché inesistente gli unici motivi d'interesse sono la splendida ambientazione e il tratto stilistico delle immagini, soffocate in un'oscurità densa e inestricabile. Fuori contesto. Voto 5

Il Seme Della Discordia di Pappi Corsicato
Una nascita inattesa.
Leggero e surreale, Il Seme Della Discordia è un giochino intelligente che si distingue nella massa delle commedie italiane per lo stile garbato e la piacevolezza delle soluzioni estetiche. Coloratissimo e innaturalistico, il mondo di Corsicato è invaso dai problemi della realtà (amore, gravidanza, stupro), ma li respinge con ingenua scaltrezza, gioca divertito con la percezione dello spettatore e lo coccola tra allusioni, siparietti e citazioni. Senza prendersi troppo sul serio, Pappi affabula con la freschezza del suo sguardo, creando un divertissment in cui la forma riesce ad essere sostanza. Voto 6,5

The Wrestler di Darren Aronofsky
Requiem for a dream.
Robin Ramzinski, in arte Randy "The Ram" Robinson, 20 anni fa era un mito del Wrestling. Idolatrato dal pubblico, si rese protagonista di imprese memorabili, come la vittoria nel 1989 contro "The Ayatollah", suo acerrimo rivale. Devastato nel fisico e nell'animo, ora vive in una roulotte di cui a stento riesce a pagare l'affitto, tra lavoretti saltuari e combattimenti nei ring di periferia, assaporando l'ombra della sua antica gloria. Darren Aronofski si discosta dai barocchismi dei suoi primi lavori e si addentra nella storia con la telecamera in mano, restituendo uno sguardo ruvido e terreno, che bracca l'ex-campione nell'improbabile attesa di un suo trionfale ritorno. Lo insegue nei luoghi inesplorati del wrestling (un mondo di dolorosa finzione in cui bambini troppo cresciuti giocano con i loro corpi ipertrofici e sfogano le proprie deviazioni sadomasochistico-narcisiste), a lavoro, nei suoi incontri con Cassidy (una spogliarellista in declino che illude il suo cuore) e con Stephanie (figlia astiosa e trascurata con cui tenta un arduo ricongiungimento) per arrivare alla drammatica conclusione che le ferite più profonde sono quelle inflitte fuori dal ring. Memorabile l'interpretazione di Mickey Rourke, esaltato da un copione che sembra scritto addosso alla sua imponente massa livida, e definitiva consacrazione del talento di Aronofsky. One, Two, Ram!
Voto 8
,5

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